Congiuntura svizzera in ripresa, malgrado i rischi
Berna, 19.09.2016 - Previsioni congiunturali del gruppo di esperti della Confederazione per l’autunno 2016* - Negli ultimi trimestri l’economia svizzera è ripartita. La decisione sulla Brexit, pur avendo fatto lievitare le incertezze a livello internazionale, non ha provocato finora grossi crolli sui mercati finanziari. Il gruppo di esperti prevede tuttora una moderata ripresa della congiuntura nell’eurozona e nel resto del mondo. Per la Svizzera ciò si tradurrà in impulsi positivi sostenuti dal commercio estero e in un graduale assestamento della ripresa congiunturale. Pertanto il gruppo di esperti conferma sostanzialmente le ultime previsioni (di giugno) e preannuncia una crescita del PIL dell’1,5% nel 2016. Per il 2017 è attesa un’accelerazione all’1,8%. Di conseguenza anche il leggero movimento al rialzo della disoccupazione registrato dal 2015 dovrebbe progressivamente attenuarsi. Il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi al 3,3% (tasso medio annuo) sia nel 2016 che nel 2017.
Congiuntura internazionale
La ripresa a singhiozzo della congiuntura mondiale si è confermata anche nel primo semestre del 2016, ma il sì britannico alla Brexit rappresenta un ulteriore, pesante fattore di incertezza. Ciò nonostante, dopo una breve impennata di insicurezza e volatilità, quest’estate le piazze finanziarie si sono placate e non vi è stato lo sfacelo che alcuni temevano sui mercati azionari e valutari. Se questa situazione perdura è plausibile che le conseguenze negative della Brexit resteranno circoscritte al Regno Unito, con poche ricadute sull’Europa continentale e su altre regioni del mondo. Il gruppo di esperti, pertanto, prevede che l’espansione dell’economia mondiale continuerà e si consoliderà progressivamente l’anno prossimo.
Nell’eurozona la crescita del PIL nel 2° trimestre è stata di entità più modesta (0,3%) rispetto ai primi tre mesi dell’anno (+0,5%). La ripresa congiunturale prosegue, merito in particolare degli impulsi espansivi della politica monetaria, della politica fiscale di fatto non più restrittiva e del livello tuttora basso dei prezzi dell’energia. Nei prossimi trimestri la decisione sulla Brexit potrebbe in effetti frenare leggermente la crescita economica dell’eurozona a livello di commercio estero (calo della domanda di esportazioni verso la Gran Bretagna), ma sicuramente non soffocarla. Secondo il gruppo di esperti, pertanto, l’eurozona non vivrà un’ulteriore accelerazione bensì una solida crescita del PIL dell’1,6% sia nel 2016 che nel 2017. Viceversa per la Gran Bretagna si prospetta un raffreddamento congiunturale, perché le maggiori incertezze sulle future relazioni con l’UE potrebbero incidere in modo negativo sulle decisioni degli investitori o degli imprenditori intenzionati a stabilirsi oltre Manica. Stando agli indicatori attuali, comunque, il quadro generale è ancora poco chiaro e la maggior parte di essi non preannuncia un tracollo a breve termine.
Nei primi due trimestri il PIL degli Stati Uniti è rimasto al di sotto delle aspettative, ragion per cui le previsioni di crescita sono state più volte ritoccate al ribasso. Tuttavia l’avanzata dell’economia americana non è seriamente rimessa in discussione. Innanzitutto, taluni fattori temporanei che hanno arrestato la crescita negli ultimi trimestri (es. effetti negativi delle variazioni delle scorte, investimenti più deboli nel settore energetico), dovrebbero scomparire. In secondo luogo il mercato del lavoro statunitense si mantiene robusto e dovrebbe dunque sostenere il consumo privato. Risultato: nel 2017 il PIL americano potrebbe crescere del 2,2%, lasciandosi alle spalle l’esile 1,5% del 2016. Nei Paesi emergenti la congiuntura ha confermato un andamento stentato, ma ormai sembra aver toccato il fondo. In Cina la crescita è sorretta dagli impulsi espansivi della politica monetaria e fiscale, che dovrebbero contrastare un rallentamento troppo repentino. Il Brasile permane in recessione, mentre la Russia sembra gradualmente giungere al termine della sua spirale discendente, senza però lasciare intravvedere chiari segnali di ripresa. Ad ogni buon conto, la recente stabilizzazione dei prezzi delle materie prime lascia trasparire prospettive più serene per questi Paesi.
Situazione congiunturale e previsioni per la Svizzera
Dopo il rallentamento congiunturale dello scorso anno, dovuto al tasso di cambio, l’economia svizzera si è risollevata verso la fine del 2015 e nel primo semestre del 2016. La crescita del PIL è accelerata tra il 1° e il 2° trimestre, dallo 0,3% allo 0,6% e si è inoltre ripartita su un numero maggiore di settori economici. I servizi sul mercato interno, parastatali e privati (in particolare la sanità e i servizi per le imprese) hanno fatto registrare una netta espansione nel 2° trimestre. Infine, anche nei settori che hanno maggiormente sofferto del franco forte, come l’industria e il turismo, si osserva un certo rilassamento.
La situazione rimane comunque ancora molto eterogenea in alcuni settori, per esempio nell’industria. Inoltre, i più recenti indicatori congiunturali presentano un quadro più sottotono. È vero che il commercio estero si sviluppa ancora con solidità e che i fatturati del commercio al dettaglio e i pernottamenti alberghieri tendano a stabilizzarsi, ma non bisogna dimenticare che nei mesi estivi gli indicatori che misurano il clima generale (indice dei direttori agli acquisti, barometro KOF, clima di fiducia dei consumatori) si sono un po’ offuscati, forse complice lo scossone della decisione sulla Brexit. Eppure anche questi indici si trovano su livelli che fanno sperare in una moderata crescita dell’economia.
Stando dunque agli ultimi sviluppi degli indicatori, per il secondo semestre del 2016 è prevista un’espansione economica piuttosto a rilento: la crescita, cioè, potrebbe perdere slancio rispetto al 2° trimestre. Così, grazie ai buoni risultati dei primi sei mesi, per l’insieme del 2016 si preannuncia una crescita del PIL dell’1,5% (previsione precedente: 1,4%). Per l’anno prossimo, invece, il gruppo di esperti si aspetta un consolidamento che farebbe progredire il dato all’1,8% nel 2017. Insomma, dopo il timido +0,8% del PIL nel 2015, la Svizzera sembrerebbe aver ritrovato la strada di una crescita robusta che le permetterà, quest’anno e nel 2017, di svilupparsi alla pari della Germania e dell’eurozona.
In particolare il commercio estero dovrebbe di nuovo contribuire in misura maggiore alla crescita. A condizione che la congiuntura internazionale non risenta troppo della Brexit e che si riesca ad evitare un ulteriore forte apprezzamento del franco le prospettive per le esportazioni sono abbastanza favorevoli. Fino ad oggi sono stati i prodotti farmaceutici a trainare l’export, ma anche altri settori come i macchinari, l’elettronica e i metalli (MEM) o il turismo dovrebbero ricominciare a contribuirvi maggiormente. La domanda interna continuerà a dare impulsi sostanziosi, ma non sarà il motore di una netta accelerazione. Nel corso dell’anno i consumi privati sono rimasti un po’ al di sotto delle aspettative, in un contesto di scarso aumento dei salari reali e di leggero inasprimento del mercato del lavoro. Dopo diversi anni di forte crescita, dal 2015 gli investimenti nel settore edile stanno vivendo un raffreddamento che non stupisce. Tuttavia, il livello degli interessi permane basso e la popolazione continua ad aumentare, sicché le aspettative per il 2017 restano positive sia per gli investimenti in costruzioni sia per i consumi privati. Per quanto riguarda gli investimenti in impianti e attrezzature, nonostante i tanti fattori di incertezza, il risveglio osservato negli ultimi trimestri dovrebbe proseguire.
I postumi del rallentamento congiunturale dello scorso anno hanno lasciato il segno sul mercato del lavoro. In effetti, la crescita dell’occupazione che per diversi anni si era irrobustita si è fortemente indebolita durante il 2015, fino all’inizio del 2016. A differenza di diversi rami del terziario nei quali l’occupazione è aumentata seppure a un ritmo più lento, è stata l’industria, in particolare, a tagliare posti di lavoro. Tuttavia pare che il fondo sia stato toccato. Il gruppo di esperti prevede infatti una progressiva ricrescita dell’occupazione l’anno prossimo, corroborata dalla ripresa congiunturale. Anche il movimento al rialzo della disoccupazione cominciato il 2015 dovrebbe progressivamente attenuarsi e il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi al 3,3% (tasso medio annuo) sia nel 2016 che nel 2017. Quanto al rincaro negativo, la lenta normalizzazione instauratasi negli ultimi mesi dovrebbe proseguire (rincaro previsto: 2016 -0,4%, 2017 +0,3%).
Rischi congiunturali
In generale, il rischio maggiore che grava sulla congiuntura è la ripresa poco robusta dell’economia mondiale, tuttora vulnerabile ad elementi perturbanti. Per esempio, non bisogna escludere che la decisione sulla Brexit potrebbe avere conseguenze più nefaste sulla congiuntura europea di quanto previsto, e dunque frenare l’andamento delle esportazioni svizzere. Un altro rischio proviene dalla flebile stabilità finanziaria dell’eurozona, riconfermato di recente dalla precarietà di alcune banche italiane. Se la ripresa economica nell’eurozona dovesse essere seriamente compromessa, ciò avrebbe un impatto negativo sulle esportazioni svizzere, in particolare qualora una crescente incertezza comportasse nuovamente una fuga verso il franco. È doveroso inoltre ricordare la debolezza di alcuni importanti Paesi emergenti (es. le vicende politiche in Brasile) e i rischi geopolitici (spirale di violenza in Medio Oriente, conflitto in Ucraina, attacchi terroristici). In Svizzera, infine, poiché i tassi di interesse sono bassi e presumibilmente lo rimarranno ancora a lungo, è ancora latente il rischio di una bolla sui mercati immobiliari.
*Il gruppo di esperti della Confederazione pubblica quattro volte all'anno una previsione sull'andamento della congiuntura in Svizzera. Nel presente comunicato stampa vengono commentate le previsioni di settembre 2016. L'ultimo numero di «tendances conjoncturelles», una pubblicazione trimestrale della SECO, integra queste previsioni e approfondisce altri aspetti dell'attuale andamento congiunturale. La pubblicazione, allegata alla rivista «La vie économique» (www.lavieeconomique.ch), è consultabile gratuitamente anche in Internet, in formato pdf: (www.seco.admin.ch/tendances-conjoncturelles).
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