Coronavirus: adeguamenti nell’ambito dell’indennità per lavoro ridotto e scenari per la congiuntura svizzera

Berna, 08.04.2020 - L’8 aprile 2020 il Consiglio federale ha deciso che, a seguito dei provvedimenti presi dalle autorità per lottare contro il coronavirus, l’indennità per lavoro ridotto (ILR) può essere concessa a un numero allargato di lavoratori su chiamata. Il reddito derivante da un’occupazione provvisoria non inciderà sull’ILR: si tratta di un incentivo finanziario per occupare posti vacanti ad esempio nell’agricoltura o nel settore della logistica. Diverse procedure di calcolo saranno semplificate per alleggerire gli organi di esecuzione e le aziende. Dal canto suo il DEFR (SECO) ha presentato al Consiglio federale due scenari sull’andamento economico fino alla fine del 2021, in aggiunta alle previsioni congiunturali del mese di marzo.

La cerchia degli aventi diritto all’indennità per lavoro ridotto (ILR) viene estesa a un maggior numero di lavoratori su chiamata. Finora i lavoratori su chiamata il cui grado di occupazione subiva oscillazioni superiori al 20 per cento non avevano diritto all’ILR. Ora le aziende possono invece richiedere l’indennità se impiegano questi collaboratori da oltre sei mesi. In questo modo si intende evitare il licenziamento delle circa 200 000 persone che lavorano su chiamata in Svizzera. Le imprese possono mantenere i rapporti di lavoro con questi collaboratori su chiamata ed è lecito ritenere che il periodo di fruizione dell’ILR sarà più breve di un’eventuale disoccupazione.

Inoltre, per semplificare la procedura di versamento dell’ILR durante questa situazione straordinaria, il Consiglio federale ha deciso che il reddito conseguito con un’occupazione provvisoria durante il lavoro ridotto non è computato nel calcolo dell’ILR. Si tratta di un incentivo finanziario affinché questi lavoratori svolgano un’occupazione provvisoria in settori che stanno accusando un’elevata carenza di personale. Attualmente infatti molte imprese hanno urgente bisogno di manodopera, in particolare nei settori della sanità, dell’agricoltura o della logistica. Queste semplificazioni permettono di sbrigare più celermente i conteggi dell’ILR. Gli organi di esecuzione cantonali sono già fortemente sollecitati: al 5 aprile 2020 più di 118 000 imprese avevano richiesto l’ILR, per un totale di circa 1,34 milioni di lavoratori.

Per venire incontro alle imprese il Consiglio federale ha abolito, per tutta la durata della situazione straordinaria, il numero massimo di periodi di conteggio (attualmente pari a quattro mesi) nei quali la perdita di lavoro può superare l’85 per cento dell’orario normale di lavoro. Nelle circostanze attuali infatti ciò rappresenterebbe una minaccia finanziaria per le aziende. Per il momento non è possibile dire quando si potranno revocare le misure delle autorità che vietano completamente alcune attività aziendali. Infine, durante questa situazione straordinaria, per alleggerire gli organi di esecuzione il calcolo dell’ILR avverrà con una procedura sommaria: in considerazione dell’elevato numero di richieste non è più possibile calcolare l’ILR per ogni singolo lavoratore. Grazie a questa procedura semplificata i versamenti potranno essere effettuati con la massima tempestività.

Scenari per la congiuntura svizzera

Già oggi si può presupporre che lo «shutdown» si tradurrà in un crollo della creazione di valore fuori dal comune. L’ulteriore andamento congiunturale dipenderà dall’evoluzione epidemiologica e da quando le misure sanitarie potranno essere allentate. Bisognerà inoltre vedere se queste misure innescheranno effetti economici di secondo impatto come ad esempio un’ondata di licenziamenti e di insolvenze. Più il confinamento forzato dura, più questi effetti sono probabili. Per quanto riguarda i due aspetti appena citati, la stima congiunturale dello scorso 19 marzo prevedeva un’evoluzione relativamente blanda. Ultimamente sta però aumentando la probabilità di uno scenario più cupo, anche a causa della diffusione pandemica all’estero.

La SECO integra pertanto con due scenari negativi la previsione congiunturale del gruppo di esperti del 19 marzo scorso che annunciava già una recessione per il 2020. Stando ai due scenari, la recessione potrebbe essere nettamente più marcata e la ripresa più lenta del previsto. Se il crollo dovesse rivelarsi più grave e se dovesse innescare effetti di secondo impatto, il tenore di vita in Svizzera ne risentirebbe in modo tangibile e assolutamente fuori dal comune. Fare ipotesi attendibili è però estremamente difficile, anche perché finora esistono soltanto pochi dati che permettano di quantificare l’entità del crollo economico da marzo in poi. Il gruppo di esperti della Confederazione aggiornerà le previsioni congiunturali nella seconda quindicina di aprile.


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